Il Quartiere Sassello
Lugano, SvizzeraGià nel 1905, il Municipio di Lugano era preoccupato dello stato di degrado del quartiere Sassello, in quanto, non erano più rispettate le minime esigenze di igiene e di salute pubblica. Questo rione, abitato prevalentemente da famiglie povere, aveva acquisito nel tempo una cattiva fama.
Scrive Virgilio Chiesa nella
Storia di Lugano:
Ormai il dado era tratto e bisognava agire. L'autorità comunale aveva giudicato che non si poteva protrarre oltre una situazione che lamentava inconvenienti di vario genere, non da ultimi anche quelli di carattere morale perché dietro all'operosità della maggior parte dei suoi abitanti, fioriva una certa qual vita allegra alimentata dalla presenza di alcune meretrici.
Nel 1935 dunque, a seguito di un importante concorso pubblico, scaturirono le prime idee per la demolizione del quartiere Sassello. Il concorso prendeva in considerazione una vasta area delimitata a monte fino quasi in via Maraini, verso il lago dal retro degli edifici di Via Nassa e a nord da Piazza Funicolare (L'attuale Piazza Cioccaro).
La voglia di pulizia aveva sicuramente contagiato anche i progettisti: eloquenti erano i motti di alcuni progetti che si piazzarono tra i primi posti.
Sü che tacum degli architetti Carlo e Rino Tami,
La parola al piccone degli architetti G.Fraschina e A. Guidini. Meno drastico, sia il motto che il progetto
Rinnovo e Conservo dell'architetto Silvia Widmer-Ferri.
Il progetto fu vinto dall'architetto Bruno Bossi che propose, al posto delle strutture gotiche del vecchio Sassello, degli edifici commerciali e abitativi che si rifacevano, dal punto di vista del linguaggio architettonico, all'architettura di regime che si era affermata nell'Italia fascista. Queste costruzioni, caratterizzate da elementi tendenzialmente monumentali con specifici riferimenti alla romanità, avevano come fulcro la
Biblioteca popolare collocata nella nuova Piazza centrale del quartiere risanato e mai costruita.
L'intervento, discutibile sotto ogni punto di vista, ha causato diverse ferite nella trama urbana, generando spazi anomali, come ad esempio Piazza San Carlo, che ancor oggi si legge come il resto di una demolizione in quanto non ha un chiaro legame con il tessuto viario circostante e con il resto del centro storico.
Nelle immagini sono indicati i luoghi narrati nei romanzi:
L'angelo del lago (1935-1936).
Un'ombra sul lago (1934).
La ruggine del tempo (1931-1932).